Gli ospiti cominciarono ad arrivare nel tardo pomeriggio e il mago Azbugudund li accolse sulla porta di fronte allo sfarzoso e luccicoso giardino, sussurrando una formula magica per accendere il gioco di luci.
Il mago Azbugudund si svegliò come ogni mattina nel suo letto di piume e scese in cucina stiracchiandosi. Sul tavolino stava la sua teiera, fedele compagna di mille colazioni, bastava infatti una formula magica per farla traboccare di caldo tè.
«Padre, perché tu ti chiami Conte?»
Erano nella stanza delle tante luci dove suo padre passava la maggior parte del suo tempo, Ina si chiedeva sempre come facesse a non morire di noia...